Il G7 Agricoltura
Segnale di speranza o ennesima delusione?
di Pasquale Di Lena (da La Fonte – Apr/24)
30 settembre 2024
Non bastano le alluvioni dovute al cambiamento climatico, opera dell’uomo, a far capire alla presidente del consiglio l’importanza del Green Deal, cioè l’insieme delle azioni atte a raggiungere entro il 2050 la neutralità climatica. Per la Meloni è un approccio ideologico con la decarbonizzazione che penalizzando “competitività e crescita” ha portato a “risultati disastrosi”. Come dire che bisogna rilanciare il tipo di sviluppo anche se distruttivo, com’è successo in Europa con perdite per miliardi di euro e 25 morti. Il riferimento è al ciclone Boris che ha colpito anche l’Italia, Emilia, Romagna in particolare. Un ragionamento che rispecchia quello proprio di un sistema, il neoliberismo, predatorio e distruttivo del bene più prezioso, il territorio. Per il sistema semplicemente un mezzo per accumulare denaro e tutto a scapito dell’agricoltura, l’attività un tempo primaria, posta ai margini dello sviluppo perché considerata un ostacolo sulla strada del facile consumismo, che, riferito al cibo, vuol dire quantità al posto della qualità.
Una premessa necessaria per introdurre l’avvenimento in corso in Sicilia, aperto proprio dalla nostra presidente del Consiglio, il giorno 21 u.s. presso il Castello Maniace di Siracusa, sull’isola di Ortigia, la riunione dei Ministri dell’Agricoltura del G7. A presiederla un ministro del governo Meloni, quello dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che è anche Ministro della Sovranità alimentare e delle Foreste, non sapendo – visto che l’agricoltura italiana non è più, a partire dalla crisi strutturale del 2004, perno dello sviluppo del Paese e che la sua base, il territorio, va restringendosi sempre più – che Sovranità alimentare sta a significare “mettere al centro la soddisfazione delle esigenze alimentari delle persone e non la massimizzazione del profitto economico, incoraggiare lo sviluppo delle realtà locali ed eliminare gli sprechi”. In tal senso due anni persi visto l’aumento delle famiglie povere in Italia; l’aumento, anche, con i centri commerciali, degli sprechi alimentari; l’abbandono crescente delle realtà locali; la perdita, per mancanza di reddito, delle piccole e medie aziende coltivatrici a vantaggio delle grandi sempre più grandi per un’agricoltura industrializzata; la svendita di superfici consistenti di terreni per insediamenti agrovoltaici, che vuol dire perdita dell’unica energia vitale, il cibo, e, nel tempo lungo, perdita di suolo e della sua fertilità; riduzione del numero degli addetti e scarsità di ricambio generazionale.
Proprio il cibo che ha nell’origine, il territorio, il carattere della qualità e, con il ricco patrimonio di varietà, anche della diversità. Il cibo, oggetto di una pubblicazione in inglese firmata da Qualivita, e in mostra a Origia, con la Fondazione appena citata, gli 82 consorzi di tutela delle principali Indicazioni geografiche, Dop e Igp, con un totale di quasi 900 riconoscimenti. Anche le 21 Ig messe nelle mani del ristorante più grande del mondo, McDonalds, dando il via al mcdonaldizzazione delle eccellenze agroalimentari italiane, testimoni dei nostri mille e mille territori, anche quelli abbandonati o in via di abbandono. Non sappiamo se è stato fatto cenno alla riforma della Pac, che guarda al biologico con il governo italiano che criminalizza chi lo produce mediante controlli assurdi. L’esperienza dei G7, soprattutto quelli riservati al clima, dimostra che questi incontri non sono credibili perché pieni di promesse mai mantenute. Proprio quelli sul clima sono a dimostrarlo, visto che a furia di G7 la situazione in cui esso versa è peggiorata enormemente e, come si diceva all’inizio, l’agricoltura è la prima vittima dei disastri che provoca il cambiamento in atto.
Ecco perché anche noi diciamo interessante e di grande attualità il tema di questo G7 “Resilienza e sostenibilità dell’agricoltura e dei sistemi alimentari” e le stesse aree tematiche individuate proprio dalla Presidenza italiana: (1) scienza e innovazione in agricoltura per l’adattamento ai cambiamenti climatici;
(2) le giovani generazioni come agenti di cambiamento in agricoltura;
(3) il contributo della pesca e dell’acquacoltura sostenibili alla sicurezza alimentare;
(4) il contributo del G7 allo sviluppo dell’agricoltura nel continente africano.
Questo coinvolgimento dell’Africa fa pensare, vista l’abilità del sistema, che, di fronte ai 10 miliardi di bocche da sfamare nel 2050, i terreni africani possono tornare utili per il suo consumismo sfrenato conseguenza del non senso del limite e del finito proprio del neoliberismo delle banche e delle multinazionali. Il non senso che sta mettendo a rischio il domani di questa nostra terra. Un G7 che ha avuto comunque il merito di presentare quella terra stupenda che è la Sicilia e di raccontare e far degustare i testimoni di bellezza e di bontà. L’espressione di una ricca e diffusa biodiversità che è l’anima e il cuore di quel “Made in Italy”, di cui tutti si vantano, soprattutto quelli che non spendono mai una parola per il territorio che la biodiversità la produce, e, per chi da diecimila anni, con intelligenza e passione, la coltiva.
di Pasquale Di Lena (da La Fonte – Apr/24)